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L’Istruzione Digitale è un tema esclusivo della Scuola? - Scuola Privata S. Freud

23 marzo 2016

L’Istruzione Digitale è un tema esclusivo della Scuola?

Come sta anche affiorando nelle discussioni dei gruppi di lavoro del Tavolo di coordinamento del Piano Nazionale della Cultura, della Formazione e della competenza digitale istituita dall’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid), la formazione digitale è uno dei tasselli sostanziali di un sistema educativo più ampio che deve avere tra gli obiettivi la realizzazione di cittadini consapevoli e in grado di svolgere un ruolo attivo nella società della competenza, e di lavoratori in grado di utilizzare le facoltà digitali nei diversi settori in cui si svolge la loro attività.

Perché l’Italia sia in grado di recuperare il terreno perduto nei confronti della maggior parte dei paesi Europei e di svolgere quella trasformazione profonda che può acconsentire a essere di nuovo concorrenziale e di tornare a crescere a livello economico e sociale, è necessaria un’azione di sistema, condotta da una strategia complessiva sul “futuro digitale” e tale da potenziare tutta la rete di attori che costituiscono il sistema educativo, includendo certamente le istituzioni locali, le biblioteche, le associazioni di volontariato, le associazioni professionali e d’imprese.

In questo senso è necessario che la Scuola “si apra” al territorio, individuando l’importanza di creare una rete di connessione educativa con gli altri soggetti, in uno scambio conoscitivo e creativo che consenta di costruire percorsi educativi continui dentro e fuori l’orario scolastico, dentro e fuori le sedi convenzionali, aprendo le scuole al territorio e allo stesso tempo aprendo il territorio alle scuole.

Concretizzare quest’approccio significa definire, ad esempio, i controlli necessari del Piano Nazionale Scuola Digitale, di cui sono state evidenziate le mancanze maggiori nel rapporto OCSE già citato, all’interno della strategia complessiva dell’Agenda Digitale sul tema della cultura e delle competenze digitali.

E quindi è necessario dare all’iniziativa dell’Agid il massimo del “committente” come luogo d’incontro delle diverse esigenze e delle diverse prospettive, saldandola con le attività della Cabina di Regia in vista di un (speriamo) dinamico completamento dell’Agenda Digitale Italiana.

Quale approccio organizzativo

Se il bersaglio che ci si propone è quello di rendere concreto una scuola in grado di preparare i cittadini e i professionisti di domani, e solo in questo senso declinare il termine “scuola digitale”, come presa d’atto della rivoluzione digitale in corso nella società e nell’economia, può essere da spunto utile il ragionamento fatto al Digital Government Summit da Luca De Biase, così semplificabile: poiché la Scuola oggi sta preparando i cittadini del 2030 e non sappiamo come sarà il mondo nel 2030, dobbiamo focalizzarci sul metodo e sull’approccio che permettano di vivere il futuro, qualunque esso sia.

In questo senso credo sia fondamentale per la Scuola ottenere la capacità di essere flessibile, farsi “beta permanente”, cioè di essere in grado di cambiare muovendosi repentinamente e periodicamente secondo l’evoluzione sociale, in un rapporto di “adeguamento” che le consenta sempre di essere conformata e proattiva (ma non succube o “follower”) verso i cambiamenti che intervengono nella società.

Un modo per far questo è di valorizzare uno degli elementi caratteristici di complessità, che è dato dalla capillarità e dalla vastità del sistema scolastico, facendo sì che la logica della scuola dell’autonomia si componga in un sistema a rete, regolato e coordinato.

L’approccio del Miur dovrebbe essere pertanto sempre più quello di appoggiare, rafforzare e fluidificare le reti tra le iniziative delle diverse scuole, sempre più operando per la realizzazione di un sistema di knowledge management complessivo.

L’esperienza della rete Book In Progress è solo una delle più riuscite iniziative di knowledge management realizzate “dal basso”, per spinta progettuale delle singole scuole, senza una presenza “centrale” che la calcolasse come una modalità interna di innovazione di sistema. Rinnovamento che deve essere indirizzata strategicamente a livello nazionale, ma che poi si allarga e si pianifica sulle gambe e sul valore delle scuole, sul territorio, con l'impostazione centrale che opera come tutor, facilitatore di legami e scambi, fornitore di piattaforme di condivisione e luoghi di ritrovo.

Anche in questo senso sarebbe bene fosse ristrutturata l’attività istruttiva verso gli insegnanti e i dirigenti, sempre meno poggiata su corsi in aula e sempre più operata a rete e nel luogo, con utilizzo di tutorship e peer-education, velocizzata dalla disponibilità di contenuti digitali specifici, e allo stesso tempo continuamente monitorata nell’ottenimento dei profili di competenza attesa, avendo prima definito un sistema di competenze comune.

Riorganizzare le scuole

L’evoluzione della didattica, verso nuovi sistemi di studio, si realizza solo in un contesto “consapevolmente digitale”.  Un ambiente, in altri termini, in cui il digitale non è vissuto né come pericolo né come toccasana incondizionato, ma come grande opportunità di evoluzione e innovazione. La realizzazione di un tale situazione passa dall'ottenimento piena delle adeguate competenze digitali da parte dei dirigenti e degli insegnanti, ad un livello tale da consentire loro di attuarle in modo proattivo e creativo nell’ambito della propria attività, sia nel contesto specificatamente didattico sia in quello di gestione scolastica.

Le esperienze insegnano che il mutamento può avvenire in modo organico e rapido se sia promosso e guidato dai dirigenti scolastici e se ha un approccio che

  • Prevede anche passaggi di “switch-off” digitali nei processi interni (es. passando a una comunicazione interna – circolari, ecc.. – esclusivamente in formato digitale);
  • Sostiene il tema delle risorse in modo creativo e proattivo (es. usufruendo delle dismissioni tecnologiche delle aziende);
  • Realizza le innovazioni in modo “digitalmente consapevole” (es. evitando di reintrodurre concetti da superare come “la media fa il voto” solo perché si deve passare al registro elettronico, e scegliendo un modo che supporti e sia davvero vicina e utile agli insegnanti);
  • Valorizza il coinvolgimento attivo degli insegnanti, sempre più attori interpreti di questa trasformazione.

E l’esperienza insegna anche che si va verso un naturale aumento della laboriosità tecnologica delle scuole, specialmente se, come sembra, almeno in alcuni ordini di scuola si potrebbe andare verso l’approccio del BYOD (Bring You Own Device). Laboriosità tecnologica che deriva anche da necessità di utilizzo ideale della rete oltre che dall’aumento notevole di device, indubbiamente ben oltre la situazione attuale.

In questo senso diventa sempre più doveroso pensare di dotare di competenze tecniche stabili e affidabili le scuole (tra l’altro oggi con istituti comprensivi che aggregano decine di plessi), il che consentirebbe di approdare a soluzioni efficaci anche innovative ed economiche .

Per tutto questo bisogna affrontare con decisione la questione organizzativa, ormai decisiva per il presente e il futuro del meccanismo scolastico, con una spinta progettuale creativa, valorizzando e riorganizzando le esperienze di successo, e considerando l’acquisizione delle competenze cosiddette di “e-leadership” da parte dei dirigenti scolastici come prerequisito basilare per qualsiasi variazione efficace e di lunga durata.

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