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UN TEMPO IL TEMPO...AVEVA TEMPO... - SCUOLA TECNICA INFORMATICA S. FREUD

25 giugno 2016

Il tempo dei mass media elettronici presenta una creazione enormemente diversa da quella della scrittura e della stampa, che era uniforme, articolata e fortemente collegata con le cadenze tipiche, delle ere industrializzate e moderne. Si contraddistingue, infatti, per la sua determinata tendenza verso l'immediatezza. I mezzi d’informazione attuali esigono in continuazione agli individui di essere connessi in sostituzione della possibilità di condividere un’esperienza che si sta svolgendo nello stesso attimo in cui il medium sta comunicando.

Ed essere sempre connessi coinvolge che il tempo tenda a dissociare. Che cioè non abbia più una vera e propria struttura, ma divenga mutevole e plasmabile, essere sempre connessi racchiude l’esposizione degli individui a una mastodontica quantità di stimoli che premono inevitabilmente verso un’intensa proliferazione e liberalizzazione dei punti di riferimento impiegati.

Ne risulta che il tempo dei media elettronici in apparenza potrebbe sembrare lineare, ma in realtà è frammentato, prodotto cioè di un gran numero di istanti intensi separati da degli intervalli. Si tratta dunque di un insieme di punti, quel tempo tipico della contemporaneità che il sociologo Michel Maffesoli non a caso ha definito «puntinista» nel volume L’istante eterno. In tale tempo non c’è un ordine, né tantomeno una gerarchia e un’idea di progresso. Siamo dunque di fronte a una configurazione aperta, disponibile in ogni momento all'incursione del nuovo e dell'inaspettato. Quella struttura che è fondamentale per il meccanismo di società come quelle ipermoderne, le quali discendono dalla necessità che le persone consumino fortemente e che fanno dunque di tutto perché gli utilizzatori siano sempre disponibili verso le proposte di consumo che in qualsiasi secondo possono arrivare loro.

Inoltre il cambiamento che è in corso per il significato che è socialmente attribuito al tempo partecipa anche la grande importanza che le immagini ricoprono oggi nei flussi comunicativi dei media elettronici. Perché le immagini mediatiche possiedono la grandezza, di essere molto sintetiche e riescono perciò a comunicare in maniera assai veloce. Chiaramente, tutto ciò assume una grande rilevanza in un momento come quello attuale nel quale le immagini fotografiche stanno divenendo sempre più centrali all’interno delle regole comunicative che caratterizzano il Web e il social network. 

I media contemporanei hanno definito inoltre una radicale mutazione del concetto di tempo anche perché con essi tutto può essere registrato e può essere mandato in onda numerose volte. Questo permette agli individui di passare velocemente da un’epoca all’altra, ma anche di rivivere delle conoscenze passate. E questa è un’altra caratteristica di quella concezione del tempo che la cultura ipermoderna ha inquadrato al posto di quella linearità e di quel rigido susseguirsi cronologico che differenziavano il tempo della modernità. Una concezione dove eventi di epoche diverse convivono senza problemi l’uno accanto all’altro, perché nulla è completamente nuovo o interamente oltrepassato. 

Già con la televisione era avvenuto che, per la prima volta nella storia, la giovinezza di una generazione, anziché svanire, fosse facilmente trasmessa alle generazioni successive, presso le quali hanno continuato la sua esistenza. Anche tutti gli altri media, a cominciare da Internet, tendono a trasformare la nostra percezione del tempo. Infatti, determinano un effetto di natura paradossale: in apparenza promettono di raggiungere la simultaneità e l’istantaneità, ma in realtà proiettano in una dimensione che è quella del già avvenuto. E svigoriscono il valore di tutto quello che registrano affinché possiamo evitare di richiamare alla memoria. Vale a dire che il presente, attraverso la fissazione, è privato del suo vero valore. 

Tutto ciò accade anche perché gli individui ricercano di inseguire il vorticoso ritmo di cambiamento del mondo dei media, ma in realtà non riescono mai a sintonizzarsi veramente con tale ritmo. E a questo risultato collaborano certamente anche i media stessi, che accrescono continuamente la quantità di messaggi che arrivano agli individui e che dunque sono degli straordinari consumatori di tempo personale. I media devono pertanto cercare di evitare che l'incapacità di sintonizzarsi con il loro convulso ritmo di cambiamento si tramuti per gli individui in un tormentante senso di frustrazione e perseguono quest’obiettivo producendo un sentimento di nostalgia. Non sono in grado di concedere di afferrare, come promettono, la realtà che presentano perché questa cambia ininterrottamente, ma possono comunque rassicurarci raccontandoci che eravamo quasi sembrati ad averla tra le mani e c’è sfuggita. E per guadagnare questo risultato cerca di fissare il tempo nella dimensione della contemporaneità e di fissare nel frattempo anche la condizione di vita degli individui. 


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