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INQUINAMENTO AMBIENTALE - SCUOLA TECNICA TURISMO S. FREUD

14 febbraio 2017

Studio svizzero-canadese su 19 metropoli in tre continenti: Istanbul e Il Cairo le metropoli a più alto impatto ecologico, Roma è quarta. Negli ultimi cinque anni la capitale migliora e così Genova e Palermo. Peggiora Napoli, stabile Venezia. Determinante l'attività alimentare

Un onda inquinante sul Mar Mediterraneo. Il contributo dalle città che utilizzano le risorse ambientali in maniera non più sostenibile. Sono 56 anni, d’altro canto, che la regione mediterranea consuma più risorse di quante l’ecosistema sia in grado di rigenerare. Da allora, 1961, i paesi cge affacciano sul mare più congestionato al mondo - tocca tre continenti - hanno visto crescere la popolazione del 102 per cento, decrescere la biosostenibilità del 21 e triplicare (+211 per cento) l’impronta ecologica, “foot print”. Più della metà metà della popolazione dei Paesi mediterranei vive sulle aree costiere e le realtà urbane che lasciano il segno più importante sono, nell’ordine: Istanbul, Il Cairo, Barcellona, Roma. Sono diciannove le città di costa prese in esame e tredici hanno valori più alti di quelli medi del Paese che le ospita         Scuola Tecnica informatica

Tutto questo si legge in uno studio di cinque ricercatori di Ginevra e Montreal pubblicato su “Environmental Science & Policy” e rilanciato da Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. L’impronta ecologica è un indicatore che serve per valutare il consumo umano di risorse (l’emissione di anidride carbonica, per esempio, l’agricoltura intensiva, la pesca industriale) rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle. I dati si esprimono in ettari globali. Quando l’impronta ecologica di una città e della sua popolazione supera le biocapacità della regione, s’instaura un deficit.    Scuola Paritaria 

Seguendo i risultati dell’indagine emerge che Istanbul (13,02 milioni di abitanti nell’area metropolitana, la città più popolosa d’Europa) e Il Cairo (12,83 milioni di residenti) con le loro dimensioni demografiche sono le realtà che più stressano il Mediterraneo, seguite da Barcellona (4,72 milioni di abitanti) e Roma (4,17 milioni).

Se la verifica si sposta sul consumo pro capite, si scopre che l’agglomerato che più incide sul contesto naturale è La Valletta (Malta) con 5,3 ettari globali, quindi Atene, Genova (4,7), Marsiglia, Roma (4,6) e Barcellona, tutte a reddito medio-alto. Tra le città che registrano i valori più bassi figurano la capitale dell’Albania, Tirana (2,1 ettari globali), quindi Alessandria d’Egitto, Antalya, lo stesso Il Cairo e Izmir. Sono gli abitanti delle metropoli europee, o comunque di quelle a più alto reddito, a esercitare maggiore pressione sulle risorse: nei centri urbani ricchi i consumi sono più elevati e richiedono risorse ambientali in eccedenza per attenuarne l’impatto ecologico.

La categoria di consumo che incide di più sulla natura è quella alimentare: è responsabile per il 40 cento dell’impronta ecologica delle città con i valori più bassi e per il 27 per cento in quelle con i valori più alti. La seconda categoria di consumo che segnala il “foot print” sono i trasporti: l’uso di veicoli privati e mezzi pubblici rappresenta una percentuale tra il 14 e il 25 dell’impronta a seconda dei valori delle singole metropoli. Il terzo parametro, in ordine di incidenza, è quello del consumo dei beni (12-15 per cento). Su tutte e tre le categorie pesa la voce “turismo”: i Paesi mediterranei ogni stagione ospitano 220 milioni di visitatori.  Istituto Turismo 

Va rilevato che nel periodo 2010-2015 l’impronta inquinante di Roma, Genova e Palermo è lievemente diminuita mentre è aumentata quella di Napoli (e così Barcellona e Valencia). Le altre città analizzate, tra queste Venezia, sono rimaste pressoché stabili. La crisi economica, con la riduzione di alcune attività, potrebbe aver inciso sulla riduzione dei valori inquinanti.


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